racconto di scena ideato e diretto da Sonia Bergamasco
dal L’uomo seme di Violette Ailhaud
(traduzione di Monica Capuani)
Altera ma ribollente di energia, Sonia Bergamasco firma una nuova regia e interpreta, non più sola in scena, la pièce tratta dal libro di Violette Ailhaud, ambientato in un paesino in cui la guerra ha privato le donne della presenza maschile.
Maria Grazia Gregori – delTeatro.it
Sonia Bergamasco prosegue la sua esplorazione del femminile attraverso la lingua forte e appassionata di Violette Ailhaud, autrice di uno stupefacente manoscritto.
Inno spiazzante alla vita, L’uomo seme è un racconto corale in forma di ballata, in cui narrazione, canto e azione scenica cercano un punto di equilibrio essenziale.
All’indomani della prima guerra mondiale, in un villaggio tra le montagne dell’Alta Provenza, sono morti tutti gli uomini. Il paese è abitato solo da donne e bambini. «La guerra è raccontata al femminile e ha i propri colori, odori, una sua interpretazione dei fatti ed estensione dei sentimenti.»
9 Gennaio 2018
Martedì 9 gennaio alle ore 19.00 scopriamo insieme la magia dell’Inverno ai Bagni Misteriosi. Segue alle ore 19.30 Aperitivo in Cafè Rouge e alle ore 20.00 lo spettacolo in Sala Grande
SORELLE MATERASSI
Lucia Poli, Milena Vukotic
con
Marilù Prati
Attraverso le vicende di tre sorelle della piccola borghesia toscana del tempo, Palazzeschi ripresenta i temi caratteristici della sua opera: la parodia dello stile di vita e della visione del mondo borghese, il fascino per il nonsense e i giochi di parole, il gusto per l’irrisione dei formalismi, la combinazione di drammatico e comico.
Geppy Gleijeses
Con Lucia Poli e Milena Vukotic, le Materassi toccano un vertice di godibilità espressiva che non sarà facile dimenticare. Insieme, formano una coppia superba, irresistibile nelle minuscole gag e dominata da una leggerissima ombra di grottesco. Ugo Chiti, lavorando drasticamente di potatura, porta il romanzo al suo nucleo essenziale con la regia di Geppy Gleijeses, che più affettuosa, più sensibile al ritratto umano non si potrebbe desiderare.
Osvaldo Guerrieri – La Stampa
Due sorelle vissute nel culto ossessivo del lavoro, una sorella minore, riaccolta in casa dopo il fallimento del matrimonio e, ad invecchiare con loro, la fedele domestica dal popolaresco ottimismo. Nella quotidiana routine di questo microcosmo femminile, fa ritorno l’adorato nipote, viveur e capriccioso che attira le attenzioni e le cure delle zie. Rancori, rivalità e gelosie vengono a galla. Con il suo capolavoro, Palazzeschi mette il dito nella piaga dei rapporti famigliari. Il quadro dell’asfittica vita provinciale, movimentata dall’arrivo del superuomo, diventa il terreno su cui si esercita il gusto irridente dell’autore, che mette in ridicolo, con tocco leggero, sia il vuoto etico del giovane nipote sia la cieca devozione al dovere delle sorelle e il grado di perdizione cui può condurre un amore tardivo. Un testo esilarante, ma anche crudele, che sotto la scorza della commedia, pone l’eterno tema della solitudine e del bisogno di affetto.